mercoledì 31 marzo 2010

Storie del grande River 3 (ma sotto ci sono la 1 e la 2)

Al lancòr
Come fermare "Beep beep" Pasquali? I vari Willy Coyote suoi avversari nella River Marathon, come il protagonista del noto cartoon che si attacca dei razzi sulla schiena o si lancia in discesa fra i canyon su improbabili trabiccoli per raggiungere l’avversario, le hanno pensate tutte: ma disseminare il terreno di Guastalla col Pongo padano, che quello originale della Das gli fa una pippa, non è servito a nulla; spingere aria gelida a randa con le pale della galleria del vento come ad Asola, pure; creare una zona umida a protezione integrale, per farla breve... una palude, in quel di San Marino di Carpi lungo le golene del Secchia, non ha parimenti sortito nessun effetto. Beep beep era sempre più imprendibile. Prima della Gran Fondo dei Tre Comuni dedicata a Gianfranco Ugolini (quarta e conclusiva prova della River Marathon) prevista per domenica 21 marzo a Pomponesco la rassegnazione serpeggiava in un gruppo ormai all’ultima spiaggia, anzi all’ultima sabbia. Diciamo questo perché a poche ore dalla gara si è presentato un geologo dell’Università di Pantelleria dicendo che una speranza c’era e risiedeva in alcuni banchi di sabbie mobili dislocati a poche decine di metri dal percorso nei pressi dell’argine maestro tra Banzuolo e Buzzoletto. Il piano era già bell'e che pronto. Predisporre nottetempo una segnalazione erronea e il mattino dopo far subito andare in fuga Beep beep che sarebbe così sprofondato, lasciando via libera ai rosicanti antagonisti. Macchè, neanche per inteso. Beep beep ha fiutato la trappola, ha pocciato una tacchetta nell’infido terreno e l’ha subito ritratta, risalendo sulla sua “serpente” Piton per poi ripartire a manetta, non prima di aver invertito la segnalazione spedendo gli inseguitori dritti dritti in una zona acquitrinosa fra i pioppeti che era più facile sortire dalla dantesca selva oscura che da lì.
Beep beeeeeeeeep…….!!!!


Ne sa qualcosa il Santo, che dopo tante promesse ha finalmente mantenuto e si è presentato, seppure “un po’ tardi”, ai nastri di partenza beccandosi persino la coda degli escursionisti con lo zaino da 30 chili.
Parentesi: chissà cosa diavolo c’hanno dentro? Il pollo, le patate arrosto, la barbera, la tovaglia a quadri bianchi e rossi e tutto il necessario per un’allegra scampagnata, tanto chissenefrega se quando arrivano gli organizzatori hanno già portato l’arcone gonfiabile in garage e per strada ci sono solo i pensionati che vanno al caffè a fare un briscola e le signore che vanno alla messa del vespro? Vabè prenderla calma, ma qui francamente ci sembra che si sfiori l’imperturbabilità.
Ma torniamo al Santo e lasciamo a lui la parola: “Ero convinto che la partenza fosse alle 10, così sono bellamente arrivato a prendere il numero alle 9,18. Ho avuto il dubbio quando ho visto tutte le auto parcheggiate e nessun ciclista in giro, alla fine sono arrivato in griglia alle 9,29!!! E pensare che ero pure andato a provare il percorso! Ovviamente sono partito in coda, ma strada facendo ho rimontato bene un sacco di (ciclisticamente) cadaveri riportandomi grosso modo a metà gruppo (?!) e stavo in un bel cioppo pronto a scatenarmi per la rimonta nel secondo giro, quando è successo il fattaccio.... in quel vascone gigante di fango che c’era nella carraia appena prima di una salita dell’argine, quello davanti a me è caduto, io ho inchiodato per non pestarlo e quello dietro di me mi ha tamponato nel polpaccio destro: un male atroce! Ripartito ho finito il giro, ma mi faceva sempre più male e mi sono fermato. Adesso nel polpaccio ho stampato il battistrada di un Geax Gato che sto valutando se tenere o meno come tatuaggio..... e at salut!!”
Post scriptum: “Beh, comunque, devo che dire che il violaceo del polpaccio tatuato con il battistrada Geax non è niente male, e che non mi dispiace affatto, non fosse che cammino che sembro uno pronto ad andare alle ParaOlimpiadi.......”


Abbiamo dunque visto che c’è chi, come Pasquali, non lo fermi neanche con le cannonate, c’è chi si “s’cianca” prima ancora di arrivare come il Santo e c’è chi i malanni se li va a cercare a gara finita e per cambiarsi gli abiti di gara rudlenti si denuda per le vie di Pomponesco con due gradi di temperatura, mentre passa in bici uno di quegli anziani che girano con la maglia di lana, il tabarro e il cappello di feltro in testa anche per ferragosto che ti grida: “Guerda c’at ven un lancòr!!!”
Secondo gli studi glottologici del Malaspina, “lancòr” sarebbe la contrazione dell’espressione “l’anti-cuore”, ossia il classico tirabaccione o infarto secco.
Ma cosa volete che gliene importi a sti biker della malora. Son gente senza cuore!!!
Però, più che un lancòr ci viene un po' di languore nel pensare che questo bel circo, per quest'anno ha chiuso i battenti. Ovviamente ci siamo inventati un po' di storie per raccontare a nostro modo una manifestazione fantastica che ci è rimasta negli occhi e, checchè se ne dica, nel cuore.
Ok, ma bando al romanticismo: all'anno prossimo, grande River!

P.S. Chi ne volesse saperne di più consulti:
 http://www.rivermarathoncup.it/
con  i siti delle 4 gare del circuito.
                                                               

 
                                                  You got to change your evil ways, babe.

                                                                                                            Av salut. T.T&T.

martedì 30 marzo 2010

Storie del grande River 2 (ma non perdetevi la 1, qui sotto)

I tre giorni della pujana

Le scarfuglie (ossia i primi fiocchi) del 9 marzo in poche ore si sono trasformati nella più grande nevicata del secolo almeno per il terzo mese dell’anno e in quel di Carpi, dove la domenica successiva era in programma la Fosbike, terzo round della River Marathon Cup, gli amici “Saltafossi”, organizzatori della manifestazione, hanno cominciato a temere il peggio e più che di saltare dei fossi per il corto o per il lungo che dir si voglia, forse bisognava pensare ad una Vasaloppet alla carpigiana, tra i maglifici e i vigneti di Lambrusco di Santa Croce. Il più era avvertire gli oltre settecento iscritti di portarsi gli sci di fondo e la sciolina al posto delle ruote grasse. Bah!? Ma quelli di San Marino di Carpi son gente tosta e non si sono persi d’animo, tanto da inventarne una che neanche Pico della Mirandola ci sarebbe arrivato!

-Di’ veh, ci passa mo’ un camion sull’argine del canale?

- No.

- E un mutur?

- Forse sì, mo al fa di solc pù fond dal canel

- E alora?

- Sa druvissom un quad?

-Bravo e la pala in du la mettet?

- Ag tacomia ad dreda ‘na pujana!!

- Giost!

E sì, questa è l’antica sagacia contadina dell’emiliano!! E così è stato e passando da un rapace all’altro abbiamo parafrasato “I tre giorni del condor” in quelli della pujana (poiana) perché tanti ce n’erano per rendere percorribile il tracciato di gara. Non ci credete, voi santommasi delle due ruote grasse o magre che siano?

E allora beccatevi sto video su Youtube con tanto di "pujana" al traino:
http://www.youtube.com/watch?v=MjmMa4PRfK8

Ma non finisce qui. Chi vive a Parma, sa benissimo che esiste un’ordinanza del tempo della beneamata Duchessa Maria Luigia, grosso modo centosessanta anni fa, che obbliga i frontisti a spalare la neve davanti casa. Fin che uno sta in una casetta individuale o tuttalpiù in una bifamiliare nessun problema: ti spali la neve da solo o al limite ti accordi col vicino, ma quando stai in un condominio che va dalla scala A alla F con 12 appartamenti per interno, la faccenda si fa spinosa. Nessuno scende in cantina a prendere il badile, nella speranza che lo faccia un altro e così vien sera e il marciapiede diventa una trincea di orme che di notte quando va sottozero ghiacciano e il giorno dopo non si passa più, così il mitico sindaco Peter “Rondò” Vignali s’imbufalisce e minaccia giustamente severe sanzioni contro i trasgressori. Che fare ? Beh, una soluzione ci sarebbe, ossia ricalcare il “metodo pujana”. Pare infatti che in città fervano a centinaia le assemblee condominiali per inserire in bilancio fra le spese straordinarie l’acquisto di un quad dotato della magica pala spartineve. Fiocca la neve, ma fioccano pure i preventivi! E gli amministratori che non saranno mica delle aquile, ma c’hanno la vista lunga sono già lì con i depliant per far decidere se sia meglio l’hurricane o lo street racer, ma soprattutto per scegliere… la pujana giusta per il proprio marciapiede!!



Foto tratta dal sito: http://fosbyke.wordpress.com/

Deragliatore impantanato...per non dir di peggio
A San Marino di Carpi il quad ha funzionato, infatti di neve la domenica della gara non ce n’era quasi più, in compenso c’era la madre di tutte le melme. Non ci credete? No comment. Guardare per credere.




Comunque, per la cronaca, ha vinto ancora il mitico Pasquali.


Certo che qui non è questione nè di pennello grande nè di grande pennello, per ridursi così ci vogliono le setole di tutti i cinghiali della Maremma e forse non bastano!

 
Nella prossima puntata:
"Allarme rosso" ovvero come faranno a fermarlo??

sabato 27 marzo 2010

Storie del grande River (Marathon Cup 2010)

Bleck pèscion
Qui non se ne esce, neanche a volerlo: dopo onde dorate e bianche (vedi post precedenti), siamo arrivati, ahinoi, all’onda nera. Eh sì, signori miei, proprio nella domenica d’apertura della River Marathon Cup di mtb sulle rive del Po, dove era in programma l’Airon Bike, prima prova di questa bellissima challenge invernale di cross country, nel grande fiume stava transitando la famigerata “onda nera” causata dalla fuoriuscita dolosa nel Lambro di migliaia di metri cubi di idrocarburi provenienti dall’ex raffineria brianzola Lombarda Petroli.
Se si trova quello che l’ha provocata c’è da pocciarcelo dentro come un savoiardo nel Kahlúa (o nel Caffè Sport Borghetti, va a gusti), ch’è bello nero anche lui!
Fortunatamente al Lido Po di Guastalla, almeno in quel preciso istante, i malefici flutti non si son visti né annusati. L’unica ondata vera era quella assolutamente variopinta dei 781 al via. Sì, proprio settecentottantuno/00, come sui bollettini postali. Ora c’è da chiedersi chi sia quell’uno che ha infranto la par (è proprio il caso di dirlo) condicio. No so cosa ne sappiano gli “sculazzi” (ossia quelli in maglia nera del Team Sculazzo) che hanno messo in piedi sto’ Po Po (è nuovamente il caso di dirlo e pure di ridirlo) di ambaradàn. Certo che sono stati belli fantasiosi a chiamarsi così, perché in dialetto della bassa reggiana lo “sculass” è il nome che si dà a quelle migliaia di fossi che tagliano le nostre campagne e che da un po’ s’è sparsa in giro la mania di attraversarli a plotoni in mtb, tanto che sono state allertate anche le guardie ecologiche per fermare questi Attila a ruote grasse, che dove passano loro non cresce più neanche la gramigna. Con tutte le strade lisce, le rotatorie di 300 metri di diametro, le tangenziali faraoniche, no, bisogna proprio andarsi a cercare i canali di scolo, dico io ??


Manco a dirlo, il buon Pasquali, dopo Monticelli, Leno, Rivarolo, Comazzo (Campionato italiano invernale Udace) ha fatto festa di nuovo e se non lo fermano tira dritto e mi finisce in acqua, magari proprio mentre passa l’onda nera, così dal tricolore passa direttamente al colore delle camicie che andavano di moda nel “famoso” ventennio, e non se ne parla più.
“Take me down to the paradise city” graffiava Axl Rose dei Guns ‘n Roses mentre sgranati come un rosario, ad uno ad uno, compreso quell’“uno” di cui si diceva, sono arrivati tutti al traguardo. Più che da paradise city sembravano tutti passati da una concimaia di Strognano, tanto erano incriclenti!
Però, altro che onda e umor neri: non so se red, come quella del Campari, ma qui di passion (leggi ‘pèscion’, ma se pensi ai pesci siluro, sei un coglione!) ce n’era un casino.
Aksè, Sculass!!


Broccoli X-Bionici

Un redivivo Edgar Lee Masters, autore dell’Antologia di Spoon River, nel caso potesse assistere a questa sana follia ciclistica, forse si sentirebbe di scrivere una versione riveduta e corretta del suo poema modificandone il titolo in "Spoon River Marathon Cup". Comunque sia, mentre a Parma fioccava la neve, la bici al tepore del baule dell’auto era già in viaggio per Asola. Destinazione X-Bionic, seconda tappa della challenge.
Non so se avete presente cosa voglia dire oltre 1400 biker alle nove del mattino lungo un viale di una tranquilla cittadina della bassa mantovana? Chiedetelo al “signore degli anelli”, Juri Chechi quando insieme allo speaker ha fatto loro fare un’ola di un km e mezzo. Accadì (imprecazione gonzaghesca tuttora in uso a Pegognaga e dintorni) che spettacolo, anche se sembrava di essere in provincia di Oslo piuttosto che nella terra d’origine del grande Virgilio. Altro che “sub tegmine fagi” (sotto l’ombra del faggio) con cui iniziano Le Bucoliche del poeta mantovano, qui non c’era neanche una foglia e quelle poche in circolazione le spazzava via una bora gelida da 200 all’ora che a osare la braga corta c’era da venir ricoverati al manicomio di Castiglione delle Stiviere o all’Oglio-Po di Viadana per assideramento.


Dopo un “giro di lancio” di 12 km, durante il quale il solito Pasquali s’è davvero lanciato come uno Shuttle e l’hanno rivisto solo al lavaggio bici, ti aspettavano due bei giri da 20 e passa km su un terreno che in alcuni punti era tutto un programma. Avete presente quelle gare di lotta, magari fra donne in bikini, in una piscina di melma, beh forse ci siete. Quasi subito ti toccava il micidiale “campo dei broccoli”, così definito dal Salva. Sul perché si dovesse passare di lì, in mezzo a delle strane protuberanze vegetali, simili al noto ortaggio, non è dato sapere. Era chiaro a tutti, invece, che per fare 200 metri ci voleva un quarto d’ora e, passaggio dopo passaggio, l’aratura del terreno aveva raggiunto proporzioni inquietanti, sia in larghezza, dimensione che ormai superava ampiamente la lunghezza del tratto stesso; sia in profondità, con solchi che sembravano tracciati dai carri armati Leopard in dotazione alla Nato, più che da delle bici.
Il Salva si è fatto una sua teoria e ha avanzato un’ipotesi suggestiva sulle ragioni che hanno indotto gli splendidi organizzatori a farci transitare nel suddetto “broccoleto”. Nell’incredibile pacco gara X-Bionic del valore di 120 euri c’erano una maglia intima e degli spyker a compressione variabile. Cosa sono? Sono una specie di schinieri (cosa sono? Beh, se non lo sai ti compri lo Zingarelli) che se Achille li avesse avuti alla Gran Fondo di Troia, gli Achei vincevano subito, mica dopo 10 anni e con il trucco. In pratica si tratta di due gambali che secondo la mission aziendale x-bionica “Turn sweat into energy”, ossia “trasforma il sudore in energia” comprimendo le fibre muscolari delle “polpazze” fanno non da elettro, ma da meccano-stimolatore, così dopo vai a bombazza! Chiaro? Crediamo di sì, altrimenti documentatevi sul sito del brand asolano. Ma tutto questo che c’azzecca col broccoleto? Sempre secondo la teoria del Salva, quei “broccoli” altro non erano che le piante dalle quali si estraggono le fibre per produrre gli spyker, fibre che come avveniva un tempo per la canapa, necessitano di essere ripetutamente battute prima di venire filate. Se così fosse, appare chiaro perché il tracciato insistesse su quella zona. In tempi di crisi, cosa non si fa per risparmiare sulla manodopera…beh, almeno un Co.co.co di un paio d’ore a testa ai millequattrocento e rotti partiti glielo potevano far firmare. O costava troppo? Chissà. Intanto la FIBBB (Federazione Italiana Bikers Battitori di Broccoli), il sindacato di categoria, ha previsto per la Fosbike del 14 marzo uno stato di agitazione dei lavoratori del settore, che potrebbe preludere allo sciopero generale di Pomponesco del 21 marzo.


“Oh, - ha commentato il Mambo Picè - per fortuna che il Salva insegna Tecnologia all’Ipsia, pensa se insegnava Filosofia al Classico?”
Comunque sia noi come altri, gli spyker non ce li siamo messi, ma mi sa che abbiamo fatto male perché a metà gara eravamo più bolliti del manzo per il brodo di terza, quello che per Natale serve a cuocere i cappelletti.

E dopo le prime portate, che definire calde è un azzardo, preparatevi ad un secondo lutulento più che succulento e ad un dessert allo sgocciolato con panna per Fosbike e GF Ugolini di Pomponesco, magari serviti sotto ad una tensostruttura come quella del pasta-party di Asola per le 15 centurie di concorrenti al via, i quali anche se dicono tutti di essere a dieta, mangiavano come dei grandi!

                   Perciò, pancia tua fatti capanna, anzi...capannone!!

mercoledì 10 marzo 2010

E noi ci saremo!

Il bersagliere ha cento penne e l'alpino ne ha una sola, il biker indomito ne ha nessuna e sta sui monti a gareggiar. Lassù sui monti vien giù la neve, la bufera dell'inverno, ma se venisse anche l'inferno il vero biker rimane là.
                                     (versione a "ruote grasse" di un canto partigiano)

Carpi non è propriamente in montagna, ma in quanto a neve, domenica prossima, ce ne sarà. Ma noi ci saremo a saltar fossi nella edizione 2010 della Fosbike. Per il momento godetevi questa partenza del 2009 cliccando su:   http://www.youtube.com/watch?v=qytePk8DIhU

Lì in mezzo c'eravamo anche noi, confusi nel fantastico "mucchio selvaggio".

E dopo Pomponesco (21/3), ultima delle 4 Granfondo, un bel reportage alla nostra maniera sull'intera River Marathon Cup...

                                                            stay tuned!!
                                          
                                          

martedì 9 marzo 2010

"Arredatori" d'in...verni

Non c’era bisogno di scomodare Aiazzone e nemmeno il Centro Negri di Roveleto di Cadeo o ancor meglio il nostrano Malvisi per “arredare le stanze” di questa stagione: ci ha pensato da sola e, visto che chi fa da sé fa per tre, quest’inverno ha pensato bene di non farsi mancare niente: dalla pioggia alla grandine, dalla nebbia al gelo artico, dal “culo” di neve alla galabrusa in pieno giorno e così via, tanto che chi sperava in Santa Bibiana (quaranta dì e’ na stmana dal 2 di dicembre) per esserne fuori, ha dovuto votarsi ad altri santi, come i beati Termo e Sifone, ad esempio. Adesso siamo alle idi di marzo e, tanto per cambiare, fuori scarfuglia. E allora come la mettiamo? C’è chi ha fatto fare più giri ai propri rulli che le rotative del Corriere della Sera, c’è chi come Silver ha arrischiato l’uscita in mtb con –10° e adesso deve andare a svernare in Egitto alla Gran Fondo dei Faraoni per riprendersi o diventare in via definitiva una mummia!

E così e venuta ora di gareggiare. Cross country invernali, tanto per scaldare i motori con Udace e Uisp finalmente insieme per il 1° Trofeo d’Inverno. La prima parola dell’acronimo che forma il nome dei due enti è “unione”. Indovinello: che cosa fa l’unione ? Bene, lo sapete, e due “unioni” ? Quando eravamo bambini avremmo detto Maciste, l’uomo più forte del mondo, ovviamente contro tutti. Da Monticelli a Rivarolo, da Rivarolo a San Secondo.

Ma le bianche ondulazioni di Monticelli delle quali si parlava, si sono trasformate nottetempo, tra il venerdì e il sabato della gara, in una serie di melmosi rivoli che hanno messo a dura prova i 75 al via.

Comunque tutto bene. Ha vinto il migliore, il “pennello” Fabio Pasquali, l’uomo più in forma d’Italia nei cross country e che, come ha ricordato Soncén dal Molén, Presidente del Valera organizzatore, va tanto forte che sibila più di una sigaretta fischiante. E visto che era quasi carnevale, ci stava bene la citazione. Ma si usano ancora o i ragazzi di oggi giocano solo con l’x-box ?
Il tutto con buona pace della cagnetta Maya che è venuta a razzolare con la sua “pelliccia” nera sul terreno di gara prima, mentre ancora si stava nastrando il tracciato, durante e dopo la corsa.

Certo è inverno e niente è più lontano dalla canzone napoletana, ma al Berry la famosa “Dicintecello vuje” qualcuno doveva almeno accennargliela. E’ vero che adora correre, è vero che a forza di powercrancks c’ha una gamba da paura, ma dopo il “fattaccio”del Persegona è incorso nuovamente nel crack della catena, anche sulla sua Trekkona a ruote grasse…

                ♫ “E’ ‘na passione, cchiù forte ‘na catena,
               ca mme turmenta ll’anema e nun mme fa campà!"... ♪

Tutto bene anche nelle due restanti prove di Rivarolo di Torrile e San Secondo.
Oltre 90 al via al 1° Trofeo dei 2 Ponti organizzato dai “torr-idi” biker del Gs Torrile, come pure al 1° Trofeo S. Secondo organizzato dai sansecondini del Geoantropo, che più che un gruppo di mtb, dal nome sembra un settore di Greenpeace. E forse lo sono…mai porre limiti alla provvidenza ciclistica.

A Rivarolo da segnalare il cosiddetto “sciopero del borsino”. Visto che il Santo s’era scordato a casa la tradizionale sacca coi “ferri” da sottosella, fomentati dal Prof che si è fatto interprete della vertenza sindacale, gran parte dei partenti ha riportato il proprio kit antiforatura nel baule della macchina. Però, e lo si sapeva, c’è sempre qualche crumiro: “Sì, vabè, poi se buco e perdo la gara, con lo sponsor son cazzi!!”



A San Secondo, invece, si sono ritrovati con un arrivo in volata e con i numeri marroni di fango, tant’è che per fare l’ordine d’arrivo c’è voluto della fantasia…ma alla fine i giudici se la sono cavata benissimo e tutto, con un po’ di calma e buona volontà, s’è sistemato. La prossima volta, i Geoantropo, ambientalisti convinti, per fornirsi di corrente per il fotofinish hanno detto che pianteranno una pala eolica nella Pavarara, così, tra il melgone e i filari di fortana. Salute!


Saluti al gusto di fortana,
l'ultima frontiera del doping fai da te !!  
(notare il color fortana anche nel testo)    

Alla prossima dai Vostri 
             
           T T & T alias D + 2010



Per le foto si ringrazia:
"Nick Gando"- Gandolfi di Cicloparma