sabato 27 marzo 2010

Storie del grande River (Marathon Cup 2010)

Bleck pèscion
Qui non se ne esce, neanche a volerlo: dopo onde dorate e bianche (vedi post precedenti), siamo arrivati, ahinoi, all’onda nera. Eh sì, signori miei, proprio nella domenica d’apertura della River Marathon Cup di mtb sulle rive del Po, dove era in programma l’Airon Bike, prima prova di questa bellissima challenge invernale di cross country, nel grande fiume stava transitando la famigerata “onda nera” causata dalla fuoriuscita dolosa nel Lambro di migliaia di metri cubi di idrocarburi provenienti dall’ex raffineria brianzola Lombarda Petroli.
Se si trova quello che l’ha provocata c’è da pocciarcelo dentro come un savoiardo nel Kahlúa (o nel Caffè Sport Borghetti, va a gusti), ch’è bello nero anche lui!
Fortunatamente al Lido Po di Guastalla, almeno in quel preciso istante, i malefici flutti non si son visti né annusati. L’unica ondata vera era quella assolutamente variopinta dei 781 al via. Sì, proprio settecentottantuno/00, come sui bollettini postali. Ora c’è da chiedersi chi sia quell’uno che ha infranto la par (è proprio il caso di dirlo) condicio. No so cosa ne sappiano gli “sculazzi” (ossia quelli in maglia nera del Team Sculazzo) che hanno messo in piedi sto’ Po Po (è nuovamente il caso di dirlo e pure di ridirlo) di ambaradàn. Certo che sono stati belli fantasiosi a chiamarsi così, perché in dialetto della bassa reggiana lo “sculass” è il nome che si dà a quelle migliaia di fossi che tagliano le nostre campagne e che da un po’ s’è sparsa in giro la mania di attraversarli a plotoni in mtb, tanto che sono state allertate anche le guardie ecologiche per fermare questi Attila a ruote grasse, che dove passano loro non cresce più neanche la gramigna. Con tutte le strade lisce, le rotatorie di 300 metri di diametro, le tangenziali faraoniche, no, bisogna proprio andarsi a cercare i canali di scolo, dico io ??


Manco a dirlo, il buon Pasquali, dopo Monticelli, Leno, Rivarolo, Comazzo (Campionato italiano invernale Udace) ha fatto festa di nuovo e se non lo fermano tira dritto e mi finisce in acqua, magari proprio mentre passa l’onda nera, così dal tricolore passa direttamente al colore delle camicie che andavano di moda nel “famoso” ventennio, e non se ne parla più.
“Take me down to the paradise city” graffiava Axl Rose dei Guns ‘n Roses mentre sgranati come un rosario, ad uno ad uno, compreso quell’“uno” di cui si diceva, sono arrivati tutti al traguardo. Più che da paradise city sembravano tutti passati da una concimaia di Strognano, tanto erano incriclenti!
Però, altro che onda e umor neri: non so se red, come quella del Campari, ma qui di passion (leggi ‘pèscion’, ma se pensi ai pesci siluro, sei un coglione!) ce n’era un casino.
Aksè, Sculass!!


Broccoli X-Bionici

Un redivivo Edgar Lee Masters, autore dell’Antologia di Spoon River, nel caso potesse assistere a questa sana follia ciclistica, forse si sentirebbe di scrivere una versione riveduta e corretta del suo poema modificandone il titolo in "Spoon River Marathon Cup". Comunque sia, mentre a Parma fioccava la neve, la bici al tepore del baule dell’auto era già in viaggio per Asola. Destinazione X-Bionic, seconda tappa della challenge.
Non so se avete presente cosa voglia dire oltre 1400 biker alle nove del mattino lungo un viale di una tranquilla cittadina della bassa mantovana? Chiedetelo al “signore degli anelli”, Juri Chechi quando insieme allo speaker ha fatto loro fare un’ola di un km e mezzo. Accadì (imprecazione gonzaghesca tuttora in uso a Pegognaga e dintorni) che spettacolo, anche se sembrava di essere in provincia di Oslo piuttosto che nella terra d’origine del grande Virgilio. Altro che “sub tegmine fagi” (sotto l’ombra del faggio) con cui iniziano Le Bucoliche del poeta mantovano, qui non c’era neanche una foglia e quelle poche in circolazione le spazzava via una bora gelida da 200 all’ora che a osare la braga corta c’era da venir ricoverati al manicomio di Castiglione delle Stiviere o all’Oglio-Po di Viadana per assideramento.


Dopo un “giro di lancio” di 12 km, durante il quale il solito Pasquali s’è davvero lanciato come uno Shuttle e l’hanno rivisto solo al lavaggio bici, ti aspettavano due bei giri da 20 e passa km su un terreno che in alcuni punti era tutto un programma. Avete presente quelle gare di lotta, magari fra donne in bikini, in una piscina di melma, beh forse ci siete. Quasi subito ti toccava il micidiale “campo dei broccoli”, così definito dal Salva. Sul perché si dovesse passare di lì, in mezzo a delle strane protuberanze vegetali, simili al noto ortaggio, non è dato sapere. Era chiaro a tutti, invece, che per fare 200 metri ci voleva un quarto d’ora e, passaggio dopo passaggio, l’aratura del terreno aveva raggiunto proporzioni inquietanti, sia in larghezza, dimensione che ormai superava ampiamente la lunghezza del tratto stesso; sia in profondità, con solchi che sembravano tracciati dai carri armati Leopard in dotazione alla Nato, più che da delle bici.
Il Salva si è fatto una sua teoria e ha avanzato un’ipotesi suggestiva sulle ragioni che hanno indotto gli splendidi organizzatori a farci transitare nel suddetto “broccoleto”. Nell’incredibile pacco gara X-Bionic del valore di 120 euri c’erano una maglia intima e degli spyker a compressione variabile. Cosa sono? Sono una specie di schinieri (cosa sono? Beh, se non lo sai ti compri lo Zingarelli) che se Achille li avesse avuti alla Gran Fondo di Troia, gli Achei vincevano subito, mica dopo 10 anni e con il trucco. In pratica si tratta di due gambali che secondo la mission aziendale x-bionica “Turn sweat into energy”, ossia “trasforma il sudore in energia” comprimendo le fibre muscolari delle “polpazze” fanno non da elettro, ma da meccano-stimolatore, così dopo vai a bombazza! Chiaro? Crediamo di sì, altrimenti documentatevi sul sito del brand asolano. Ma tutto questo che c’azzecca col broccoleto? Sempre secondo la teoria del Salva, quei “broccoli” altro non erano che le piante dalle quali si estraggono le fibre per produrre gli spyker, fibre che come avveniva un tempo per la canapa, necessitano di essere ripetutamente battute prima di venire filate. Se così fosse, appare chiaro perché il tracciato insistesse su quella zona. In tempi di crisi, cosa non si fa per risparmiare sulla manodopera…beh, almeno un Co.co.co di un paio d’ore a testa ai millequattrocento e rotti partiti glielo potevano far firmare. O costava troppo? Chissà. Intanto la FIBBB (Federazione Italiana Bikers Battitori di Broccoli), il sindacato di categoria, ha previsto per la Fosbike del 14 marzo uno stato di agitazione dei lavoratori del settore, che potrebbe preludere allo sciopero generale di Pomponesco del 21 marzo.


“Oh, - ha commentato il Mambo Picè - per fortuna che il Salva insegna Tecnologia all’Ipsia, pensa se insegnava Filosofia al Classico?”
Comunque sia noi come altri, gli spyker non ce li siamo messi, ma mi sa che abbiamo fatto male perché a metà gara eravamo più bolliti del manzo per il brodo di terza, quello che per Natale serve a cuocere i cappelletti.

E dopo le prime portate, che definire calde è un azzardo, preparatevi ad un secondo lutulento più che succulento e ad un dessert allo sgocciolato con panna per Fosbike e GF Ugolini di Pomponesco, magari serviti sotto ad una tensostruttura come quella del pasta-party di Asola per le 15 centurie di concorrenti al via, i quali anche se dicono tutti di essere a dieta, mangiavano come dei grandi!

                   Perciò, pancia tua fatti capanna, anzi...capannone!!

1 commento:

  1. divertente!!!! specie la foto col "borasso" da sfondo!!!!!!!!!!!!!!!!!

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